La rassegna amplierà la consueta programmazione estiva animando i siti di rilevanza storico-culturale della città, con un particolare taglio sul teatro contemporaneo ed internazionale.
Progettata come spazio teatrale dedicato alle inquietudini del presente, la nuova rassegna estiva Altrove 2018- Visioni di teatro contemporaneo, organizzata ed autoprodotta dal Teatro Stabile di Catania in vista delle future tournée nazionali, sarà presto in scena nei luoghi cardine del centro storico cittadino.
Cinque nuovi spettacoli, due dei quali prime nazionali (La rondine di Guillem Clua, al Monastero dei Benedettini dal 26 al 29 aprile e dal 3 al 6 maggio e Studio su “Storia di un oblio” di Laurent Mauvignier nella rivisitazione del regista Roberto Andò, nella Chiesa di San Nicolò l’Arena dal 19 giugno all’1 luglio), da aprile ad ottobre tenteranno di «intercettare le più scottanti tematiche del dibattito contemporaneo, traducendo la cronaca in poesia», come spiega la neodirettrice Laura Sicignano, il tutto nell’ambizioso obiettivo di coinvolgere il vasto pubblico attraverso testi «dai temi universali», ben al di fuori degli spazi tradizionali da “quarta parete”: «Chiese, monasteri, spazi industriali e castelli storici sono i teatri sacri e profani dove vanno in scena le paure e i desideri che attraversano la nostra società, dove passato e presente creano cortocircuiti di senso sorprendenti».
Altrove 2018, contro ogni violenza e sopraffazione
La rassegna si segnala inoltre per la fruttuosa compresenza di autori di respiro internazionale con drammaturghi ed interpreti forgiati proprio dalla “palestra” dell’Ente catanese: «È un’irruzione della poesia nella civitas che crea un’osmosi tra il territorio, i cittadini e gli artisti, una scelta che conferma lo Stabile come una fucina di creatività», in grado di proporre «drammaturgie locali e internazionali per un teatro presente, pensante e necessario».
Una prima macroarea tematica dell’allestimento concerne vecchi e nuovi razzismi, l’ondata montante di violenza e atrocità di cui purtroppo sono intrise le cronache mondiali e si concentra sull’indagine di questo smarrimento, sulla ricerca del perduto senso di umanità, martellante filo conduttore dei lavori; dalla delicata agnizione dei “sopravvissuti” alla barbarie, al centro de La rondine, all’assurda uccisione di un uomo per futili pretesti, narrata nel monologo senza filtri, secondo la tipologia dello stream of consciousness di Studio su “Storia di un oblio”.
Un bilancio sul Contemporaneo
Incidere con sarcasmo l’orrido grottesco che promana dal fenomeno mafioso è invece la formula seguita da Mafia Pride del giornalista ragusano Salvo Giorgio, alla Corte di Castello Ursino dal 13 al 16 e dal 20 al 23 settembre, con un folto cast di giovani: un lavoro originale, che denuncia la ferocia criminale facendo il verso ai rituali dei collusi con i dati oggettivi tratti dalle cronache processuali. Scottanti interrogativi sollevati anche da L’ombra di Euridice di Mario Giorgio La Rosa (7- 10 e 14- 17 giugno - Corte di Castello Ursino), un’articolata riflessione che sfrutta il polisemico mito di Orfeo, alle prese con il vano salvataggio dell’amata Euridice, per ragionare sui dubbi etici connessi al fine vita.Infine, la pièce composta e diretta da Nicola Alberto Orofino, 68 punto e basta (Complesso fieristico Le Ciminiere, 27- 30 settembre e 4- 7 ottobre) nel difficile intento di tracciare un bilancio a cinquant’anni dal ’68, anno di grandi promesse e speranze di cambiamento anche per il territorio catanese, allora investito da un impetuoso sviluppo economico: «I catanesi hanno il piacere di vivere, una vitalità che si trasforma in volontà di lavoro forsennata» commentava nel 1967 il giornalista Giuseppe Fava, spingendosi a pronosticare che in un decennio Catania sarebbe stata «l’unica metropoli del Sud»: che cosa è andato storto?